Partiamo da un dato piuttosto sconcertante. Recenti studi e report, pubblicati ufficialmente anche da LegaAmbiente, affermano che in Italia, più del 50% dei rifiuti inerti prodotti da attività di C&D (costruzione e demolizione), anziché essere riciclati, vengono gestiti illegalmente, probabilmente tombati, con impatti enormi sulla conformazione idrogeologica dei territori.

 

Composizione del mercato – Aggregati inerti naturali vs. riciclati. Fonte: Eurostat 2012/2013.

Inerti naturali estratti C&DWastes prodotti %Riciclato da C&DW C&DW Riciclati impiegati C&DWastes/Tot Mercato
Europa 1.056 Mton 850Mton 71,1% 595Mton 31%
Italia oggi 97,6 Mton 48,6 Mton 9% 5Mton 3%
Germania 384 Mton 191,8Mton 91% 164Mton 28%

 

L’Italia, su base Europea, contribuisce solo per l’1% alla filiera del riciclo degli inerti. E se l’Europa dovesse accelerare sulla strada di un maggiore utilizzo degli inerti riciclati, rispetto al totale dei materiali impiegati per le attività di costruzione, oggi drammaticamente fermo ad un 30%, il nostro peso sarebbe a quel punto ridicolo.

La Ellen Mc Arthur Foundation, in un recente report intitolato “Towards Circular Economy”, riporta quanto segue:

Although  referring to the situation in the USA, the conclusion is directly applicable to the situation in the EU: “only 20-30% of all construction and demolition waste is ultimately recycled or reused..a significant loss o valuable materials for the system”.

La perdita di valore per il mercato è enorme, considerando che gli inerti riciclati portano un doppio vantaggio. Costano circa la metà, come aggregati secchi, ed il 20% in meno come premiscelati e betonabili, e permettono di preservare le risorse naturali del territorio.

 

Ma in Italia la gestione della filiera dei rifiuti inerti provenienti da attività di costruzione e demolizione non decolla perché viene percepita e vissuta come un costo per le aziende che realizzano cantieri, nei quali la prima voce di risparmio e taglio dei costi è proprio rappresentata dalla gestione dei sottoprodotti e dei rifiuti di cantiere.

Lo stato normativo Italiano è aggiornatissimo e, forse uno dei più avanzati a livello Europeo, considerando poi che le Regioni, localmente, lo sviluppano per farlo aderire perfettamente alle esigenze del territorio. Ma la normativa non sembra essere presa come un guida ma, anzi, è vissuta come uno slalom tra i paletti che fissa ed impone per la corretta gestione della filiera.

D’altronde il ragionamento di un imprenditore che gestisce un cantiere è..”Perché devo pagare, anche se poco, per riciclare un materiale che poi viene rivenduto?” La risposta è molto semplice:

  • perché, in particolare nel Lazio, pagando il conferimento all’impianto di riciclaggio, il successivo prezzo di vendita è molto più basso di quello degli inerti naturali (e degli inerti riciclati di altre regioni di Italia);
  • perché i materiali inerti da C&D devono essere trattati e lavorati per poter essere reimmessi a mercato nelle successive forme. Come aggregati secchi o premiscelati o betonabili.

I materiali inerti, soprattutto i riciclati, devono essere certificati nelle loro caratteristiche tecniche e nelle loro performance. E noi del gruppoSeipa non solo certifichiamo i materiali, ma anche i processi di gestione e produzione. Contribuendo per quasi il 20% del mercato legale delle Regione Lazio.