Secondo LegaAmbiente il quadro è chiaro. La crisi nel comparto dell’edilizia, anche infrastrutturale, può essere compensata dal un serio lancio della filiera del riciclo dei rifiuti inerti.
“Per Legambiente occorre promuovere una profonda innovazione nel settore delle attività estrattive – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente del Cigno verde –, dove non è utopia pensare di avere più imprese e occupati nel settore, proprio puntando su tutela del territorio, riciclo dei materiali e un adeguamento dei canoni di concessione ai livelli degli altri Paesi europei..”
Nonostante la crisi nel comparto delle infrastrutture e dell’edilizia, che in Italia ha portato al fallimento di 80mila imprese di settore dal 2008 al 2013, abbia morso duro anche sulle cave. Quelle attive sul suolo nazionale sono calate del 20,6% rispetto al 2010 (ancor più drastico il calo nelle quantità estratte di inerti, -40,6%), ma rimangono un’enormità: sono ben 4.752 le cave attive
“Mentre per gli inerti l’obiettivo è di spingere la filiera del riciclo, che garantisce almeno il 30% di occupati in più a parità di produzione, e che può garantire prospettive di crescita molto più importanti e arrivare a interessare l’intera filiera delle costruzioni. Ma per realizzare ciò servono delle scelte e delle politiche chiare da parte di governo e regioni.”
I soli rifiuti inerti da costruzione e demolizione italiani ammontano a quasi 53 milioni di tonnellate l’anno, con una capacità di recupero che sfiora a malapena il 10% (l’Olanda arriva al 98%, l’Irlanda al 97%, la Danimarca al 92%, la Germania al 91%). Ridurre il numero di cave e i quantitativi estratti è possibile allargando poi la platea dei prodotti riciclati per edilizia e infrastrutture – non ci sono solo i rifiuti inerti da C&D che possono essere riciclati e impiegati nel settore delle costruzioni – che oggi grazie all’innovazione tecnologica per impieghi nel settore edilizio, prezzi competitivi, e possono sostituire in tutti gli usi sabbia, ghiaia e inerti.